Intervista a Giampietro Savegnago Shihan

Riportiamo con piacere questa intervista del Novembre 2009 fatta a Giampietro Savegnago Shihan VIII Dan (Vicenza, 1953 – 2013), caposcuola indiscusso dell’Associazione Internazionale Aikido Kobayashi Ryu; raccolse il testimone dell’arte marziale direttamente dal maestro Hirokazu Kobayashi, allievo diretto del fondatore dell’aikido Morihei Ueshiba.

Savegnago

Maestro Savegnago, che cos’è l’aikido?

«Un’arte marziale giapponese non agonistica e non competitiva, basata sulle proiezioni e le immobilizzazioni del compagno. Inoltre si utilizzano il bastone corto, chiamato Jo, e la spada di legno, il bokken. Così, diciamo, la definizione da manuale. In realtà è anche altro: possibilità di conoscere meglio se stessi imparando la coordinazione. Recentemente la rivista “Focus” ha fatto uno studio su ottanta diverse discipline sportive, e l’aikido, nella sfera della coordinazione, è risultato primo.»

Chiunque può praticare l’aikido?

«Assolutamente sì. Si tratta di un’arte nella quale non esistono punti di arrivo, ma si continua a imparare. Io pratico da quarant’anni, ma qualche tempo fa, a causa di un incidente, ho perduto un arto. Questo mi ha portato a ricominciare praticamente da zero. E dovo dire che l’aikido mi ha davvero aiutato a superare i miei limiti. Ognuno, poi, affronta l’aikido con il suo spirito, impara a cadere e a ricevere le tecniche. Le tecniche non vengono fatte per fare male al compagno, ma per conoscersi meglio.»

L’aikido è molto efficace ed esteticamente elegante, sembra che l’uso della forza non conti…

«Esattamente, non c’è bisogno di forza perché si lavora su una concatenazione di movimenti sferici del corpo, che sono anche il principio dell’energia che la pratica produce. Aikido letteralmente significa “la via dell’armonia e dell’energia”, e non si pratica resistendo al colpo col corpo rigido, occorre imparare a utilizzare questa energia irradiante per andare avanti ed entrare nello spazio avversario. Per questo, come nel pugilato, è fondamentale il controllo del centro, in base al principio che non posso controllare l’azione se prima non ho controllato l’intenzione. La base dell’aikido è il contatto: questo è il punto di partenza dell’energia irradiante. Si lavora a sfera, utilizzando tecniche che riprendono cerchi che portano o alla chiusura – immobilizzazione – o all’apertura – proiezione. È un gioco fra due forze che si contrappongono e le loro risultanti; si utilizza l’energia irradiante, la tecnica dirompente, e quando si arriva al contatto la forza si sprigiona provocando lo squilibrio del compagno.»

Possiamo considerare l’aikido come una “via al benessere”, oltre che all’armonia? In che modo, per esempio, può agire sulle tensioni individuali?

«In molti modi. Le immobilizzazioni per esempio aiutano a sciogliere le tensioni del corpo, gli irrigidimenti. L’aikido libera la testa, lavora sulla percezione nel suo insieme, ascolta sia il fisico che la mente. Anche le cadute, per esempio, quando si possiede una certa pratica, portano a un riequilibrio interiore, una specie di “massaggio interno”. Per questo la pratica porta a un benessere completo della persona.»

M.G.